Davanti alla sede Giannini Automobili c’era letteralmente la fila per partecipare all’inaugurazione del Museo Giannini. Un’incredibile quanto giustificata testimonianza di affetto e di simpatia degli appassionati verso la storica azienda romana che si prepara a festeggiare un secolo di attività.
All’inizio degli Anni Venti infatti Attilio e Domenico Giannini aprirono infatti un’officina in vicolo della Fontana, di fronte a Villa Paganini, tra le oggi centrali via Nomentana e viale Regina Margherita, dove intervenivano sui piccoli e grandi problemi delle prime automobili. Queste all’epoca erano soprattutto un passatempo riservato ad un ristretto numero di facoltosi appassionati che non disdegnavano di aggiungere un tocco personale, meccanico ed estetico, alle loro vetture. In breve tempo i due fratelli si crearono così una meritata popolarità con le particolari messe a punto e qualche riuscita elaborazione. Contemporaneamente arrivarono così i primi risultati in campo sportivo tra i quali spiccano i 12 primati mondiali conquistati nel 1935 con una Topolino dotata di motore e telaio modificati.
Nel Secondo Dopoguerra, pur continuando ad elaborare motori Fiat, l’azienda romana costruì il suo primo motore “tutto Giannini” e la Giaur, protagonista fino al 1957 della classe 750 Sport. Successivamente, a partire dal 1962,
la Giannini si trasformò progressivamente da officina artigianale in impresa industriale, operazione che si completò con successo nel 1967 quando Volfango Polverelli prese in mano l’azienda romana. In quegli stessi anni la Giannini raggiunse l’apice della popolarità grazie alle sue bicilindriche derivate dalla Fiat 500 che si confrontavano con successo nelle competizioni con le “cugine” dell’Abarth. Tra i numerosi piloti delle Giannini dell’epoca ricordiamo un giovanissimo Luca Cordero di Montezemolo che correva con la pseudonimo di “Nerone”.
Non stupisce quindi se oggi a catturare maggiormente l’attenzione degli appassionati visitatori del nuovo Museo Giannini siano proprio le 590 Corsa e 650 NP Corsa dell’epoca e che queste facciano passare quasi in secondo piano modelli carichi di significato come la Punto Drago e la Giaur 750, così come un propulsore come il 4 cilindri boxer raffreddato ad aria di 700 cc.
Oggi però alla Giannini Automobili non si vive però solo di ricordi ed il passato non può non essere il trampolino di lancio per iI rilancio dell’azienda. Lo slogan stesso del museo – “Le radici nel mito, lo sguardo nel futuro” – fa intuire che il costruttore romano si prepari a riproporsi sul mercato, preparando novità al passo dei tempi come una nuova vettura elettrica che si riallaccia idealmente alla ZEV presentata nel Novembre 1967 al Salone di Torino su base Fiat 500. Ed il nuovo Museo Giannini diventa così una sorta di ponte ideale tra passato e futuro dell’azienda romana.
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